L'Italia ha un patrimonio unico fatto di storia, cultura, cibo, vini, natura, paesaggio, design. Il marchio made in Italy è riconosciuto in tutto il mondo per il suo grande valore. L'Italia è la meta più sognata dai viaggiatori di tutto il mondo. Il turismo è la seconda industria del Paese e contribuisce con 180 miliardi di euro al Prodotto Interno Lordo (circa il 10%) dando lavoro a 2,5 milioni di persone. E il comune di Fiumicino???
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LA CUCINA A FIUMICINO
L’arte della cucina ha ormai affascinato grandi e bambini, ma in un territorio stratificato come quello di Fiumicino, si va dai piatti a base di pesce a quelli di carne, grazie al fatto che dal litorale ci si addentra per quarantacinque chilometri all’interno, incontrando aziende agricole e allevatori di bestiame. Quali sono i migliori ristoranti sul territorio? È possibile fare una classifica, seppur personale e incompleta? Ci proviamo subito, senza tentare di essere esaustivi e con la consapevolezza di accontentarne pochi e illuderne tanti. Ad esempio tripadvisor mette al primo posto L'Angolo delle Meduse (Via Federigo Martinengo 81) con una cucina mediterranea a base di pesce, mentre, per un rapporto qualità/prezzo, personalmente trovo Il Borgo da Ciao Belli (Via Giovanni Battista Grassi 2/A) un’ottima fonte d’ispirazione per cucina, servizio e atmosfera. Per i palati più raffinati c’è l’unica forchetta della Guida Michelin a Fiumicino, cioè da Pascucci al Porticciolo (Viale Traiano 85), così come ottimo è il Ristorante Il Tino (Via Monte Cadria, 127). Il mio direttore Franco Cerretti mi segnala Amelindo Ristorante (Lungomare della Salute 111b) per respirare un po' di iodio e Pinzimonio (Via Formoso, 95) per il suo pesce fresco. Al comico romano Maurizio Battista piace l’economico Fronte del Porto (Via della Torre Clementina 194) per la sua pizza e i piatti di mare. Ad Aranova regge ancora oggi le prime posizioni Zio Severino (Via Guspini 9, Aranova) con la sua cucina classica, senza tante pretese, ma fidata nella qualità e nei risultati, affidabile nel servizio e discreta nel conto. Finiamo con delle sorprese inaspettate con I Conti (via Aurelia 2814, Torrimpietra), HandMade (Viale della Pineta di Fregene 52) e Fuori Giri (Piazza Salvo D Aquisto 16, Passo Oscuro) grazie alla loro cura riversata nella cucina, al punto da poter esclamare “fenomenale, questo mondo è una pazzia”.

I SOGNI DELL’ASSOCIAZIONE VOLONTARI OSPEDALIERI FIUMICINO
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Mi chiamo Riccardo, faccio parte della FEDERAVO del Lazio, nella quale confluiscono le Associazioni di Volontariato Ospedaliero della regione, che contano una dozzina di sedi (Roma, Civitavecchia, Ladispoli, Monterotondo, Fiumicino, S. Marinella, Latina, Formia, Gaeta, Terracina, Oriolo Romano, Manziana-Bassano), con 700 volontari che svolgono il loro servizio negli ospedali, nelle strutture riabilitative, nelle RSA e negli Hospice della regione Lazio. In tutta Italia sono circa 30.000 i volontari A.V.O.. L’associazione ha come obiettivo principale quello di diffondere lo spirito di solidarietà là dove manca, garantendo ai malati e ai loro familiari vicinanza, ascolto, sostegno, informazioni e accompagnamento per accedere ai servizi sia nelle strutture in cui operano i volontari sia sul territorio. Favorisce i contatti tra il mondo del volontariato e la scuola per trasmettere ai giovani i valori della gratuità e della solidarietà. “L’esperienza del confronto con la sofferenza e il disagio può contribuire a fare riflettere sul valore della vita e della solidarietà, promuovendone la cultura e sviluppando nei giovani una coscienza sociale”. In particolare l'A.V.O. di Fiumicino esplica la sua attività nell'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Palidoro dal 1988, una presenza continua in tutti i giorni della settimana, sia al mattino sia al pomeriggio. L’ospedale si trova a nord della capitale, immerso da una parte nel verde delle campagne del litorale romano, dall'altra dal mare, ma proprio per questo sembra una “cattedrale nel deserto”. In prossimità della sede c'è la possibilità di dormire presso una struttura, che si trova all'interno del complesso ospedaliero, ma i posti a disposizione sono sempre insufficienti rispetto alle esigenze. Un sogno nel cassetto è riuscire a creare una “comunità alloggio”, per i genitori dei bambini a lunga degenza, poiché l'Ospedale accoglie un bacino di utenza molto vasto, sia per la presenza di eccellenze uniche nel panorama nazionale, che comportano una mobilità extraregionale dei pazienti pari al 31% dei ricoveri effettuati, sia per la particolarità del territorio nel quale è inserito, che fa di Palidoro un centro di riferimento regionale. Si tratta di affittare dei locali in prossimità dell’ospedale, gestiti direttamente dall’Associazione Volontari Ospedalieri di Fiumicino, creando una residenza temporanea per le famiglie dei bambini in cura presso l'ospedale, poiché crediamo fermamente che per un bambino malato, la medicina migliore sia stare con mamma e papà e che una famiglia serena faccia parte integrante della cura. Le persone interessate possono partecipare in due modi attivamente, la prima partecipando ai corsi organizzati annualmente ed entrando a far parte del nostro organigramma oppure donando il 5x1000 della propria dichiarazione dei redditi ad Avo Fiumicino – C.F. 97394010587 (http://www.avofiumicino.it/). Le associazioni di volontariato hanno bisogno di ciascuno di noi, in particolare in tempi così bui per l’Italia, dove si è persa la serenità, la gioia di vivere e la speranza di migliorare.
Riccardo Affinati
EROI LORO MALGRADO
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Il popolo, da diverso tempo, ha delegato la politica ai sindaci, agli assessori, ai deputati, ai senatori, ai ministri, che l’hanno monopolizzata, giorno dopo giorno, anno dopo anno, fino a farne cosa loro e non di tutti. A Fiumicino le cose non sono andate differentemente, la colpa non è dei cittadini e neanche del Signore, in fondo anche lui, una volta portato a termine tutto quello che si era prefissato, creato il mondo in sei giorni e averlo popolato, ci ha lasciato nell’incertezza. Ogni tanto ci ha inviato dei santi, dei mistici e perfino dei profeti, ma sistematicamente noi poveri essere umani li abbiamo resi martiri, non prima di averli fatti soffrire o torturati. A Fiumicino non possediamo molti eroi positivi, ma vi voglio parlare del primo e dell’ultimo paladino di questa nostra breve lista, degli altri ci occuperemo un’altra volta, lo faremo di corsa, per forza di cose e mancanza di spazio, perché ognuno di loro meriterebbe un libro. Il primo era un ragazzo di ventitré anni, ex seminarista, di origine napoletana, fucilato senza divisa, in maniche di camicia, che sapeva scrivere delle bellissime lettere d’amore alla sua fidanzata. Il fatto che fosse un carabiniere ve lo fa riconoscere immediatamente, perché ci sono tante piazze, vie, scuole, caserme e monumenti, che portano il suo nome. Salvo D’Acquisto era un ragazzo serio e generoso, non un santo, partito volontario per la guerra in Africa settentrionale, sorvoliamo sul fatto se fosse monarchico o fascista, di sicuro dieci giorni prima della sua morte, davanti a Santa Maria Maggiore a Roma, aveva rifiutato di aderire al Fronte clandestino, decidendo di rientrare a Torrimpietra, rischiando a sua volta di essere considerato un collaborazionista. Pochi giorni dopo un reparto di paracadutisti tedeschi (sicuramente non SS) lo fucilò come ritorsione per un presunto attentato, che aveva provocato la morte di due tedeschi. Le leggi di guerra prevedevano, per questi fatti, la rappresaglia immediata per ogni soldato rimasto vittima di attentati, regole applicate alla lettera anche dalle truppe italiane in Africa orientale e settentrionale, in Iugoslavia e in Grecia. Fu Salvo a farsi carico della responsabilità di quanto accaduto, cioè della morte e del ferimento dei paracadutisti tedeschi. Nessuno sa di preciso come avvenne la sua scelta di coscienza, sicuramente non fu semplice e da allora è diventato un simbolo, perdendo la dimensione umana e trasformandosi in eroe, mentre la famiglia venne avvertita solo nove mesi dopo il triste evento. Salvo trasformò la vita degli ostaggi in qualcosa di diverso, in vite da spendere, mentre lui si presentava davanti alla porta del suo paradiso, sicuro di poterci entrare. Mi chiedo quanti sindaci o assessori all’urbanistica possano avere questa certezza, perché un giorno dovranno pur farsi carico delle loro responsabilità, rispondere a quelle domande, che nessuna magistratura umana gli è ancora riuscita a fare. Interrogativi che invece si è posto il nostro ultimo simbolo, anch’esso napoletano, scrittore e intellettuale. Giramondo incallito, romanziere e giornalista intrepido, fiumicinense spesso a sua insaputa, poeta, creatore di una fondazione che porta il suo nome in via di Tragliatella, difensore degli interessi delle popolazioni che si opponevano alla distruzione delle loro vallate, per questo processato e poi assolto. Da giovane ha partecipato a un’organizzazione non governativa, quando si è sciolta, ha fatto l’operaio, appassionato della montagna, sostenitore del diritto alla libertà di parola, ogni giorno legge un brano della Bibbia, conosce diverse lingue e la commedia “De Pretore Vincenzo” di Eduardo De Filippo, dove un giovane ladro, in un sogno, si presenta alle porte del Paradiso e trova un san Giuseppe che, mosso a pietà, lo lascia entrare e lo difende dal risentimento degli altri santi. Erri De Luca, così si chiama questa nostra figura, autore di oltre sessanta romanzi, saggi e altri lavori come “Non ora, non qui” (1989), “Tu, mio” (1998), “I pesci non chiudono gli occhi” (2011), “Diavoli custodi” (2017), per la maggior parte editi dalla Feltrinelli. Che cosa hanno in comune Salvo ed Erri? Entrambi hanno risposto con le loro scelte di vita e scritture a queste tre domande: “È possibile, oggi, avere valori che contrastino l’unico suggeritoci dalla televisione, cioè il successo?”, “Il valore può nascere nell’individuo se non gli viene trasmesso da qualcuno?” e “L’amore può essere considerato un valore?”. Ognuno di noi, risponda per proprio conto!
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Riccardo Affinati
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